Di cosa siamo responsabili? Su cosa possiamo esercitare il vero controllo? Sugli altri? Sulle situazioni o possiamo esercitare il controllo “solo” su di noi?
Ce lo dice Stephen Covey con il circolo del controllo, ce ne parla la psicologia positiva e il coaching: è importante capire e sapere come allenare il proprio potere di controllo e su cosa possiamo esercitarlo. In questo passaggio tratto dal libro Ascolta i grilli e scendi dall’ottovolante trovi qualche spunto utile.
IL POTERE DI CONTROLLO
SU cosa possiamo veramente esercitare il nostro potere di controllo?
Non sul tempo, non sulle tasse, non sulle code e sulle masse. Non sugli altri e nemmeno sulle loro abitudini (a meno che non vogliano), solo a volte sulle relazioni con gli altri o sulle loro credenze, se riusciamo a convincerli.
Possiamo esercitare davvero appieno il nostro potere di controllo solamente su noi stessi:
- Quando ci svegliamo e scegliamo con che umore iniziare la giornata
- Quando litighiamo e scegliamo per quanto tempo rimanere arrabbiati
- Quando ci accorgiamo di aver fatto una cavolata
- Quando esprimiamo il nostro affetto
- Quando facciamo un favore a qualcuno
… e in mille altre occasioni.
L’unico vero controllo, dunque, possiamo averlo su noi stessi. E questo è un bene e un sollievo, perché significa che possiamo (e dobbiamo) sentirci responsabili solo per ciò che è sotto il nostro controllo e nulla più.
Bisogna quindi stare attenti a non sentirsi troppo responsabili né troppo poco.
Vediamo come funziona: se sei in ritardo per un appuntamento e c’è traffico, quale delle seguenti tre risposte fa al caso tuo?
a. Dai la colpa al traffico e non ti poni altre domande. Sei proprio sicuro che sia solo colpa del traffico? C’è stato un incidente imprevisto o era l’ora di punta? E se era l’ora di punta lo hai calcolato?
b. Dai la colpa a te stesso. Pur essendo l’ora di punta, non hai deciso di partire prima e questo ti fa arrabbiare.
c. Pensi che ormai è fatta. Ti scusi, perché sai di essere responsabile del ritardo, impari la lezione e la prossima volta terrai conto anche del traffico.
Se fuori c’è un tempaccio da lupi e un tuo amico vuole uscire con la macchina, lo puoi avvisare degli eventuali pericoli di sbandamento, ma se lui insiste, prende l’auto e finisce fuori strada, non è colpa tua e non è nemmeno una tua responsabilità. La decisione finale è stata presa dal tuo amico, che ora si ritrova con il paraurti da cambiare e i danni da pagare.
Il vero potere di controllo è limitato, perciò dobbiamo almeno sentircene responsabili.

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Thich Nhat Hanh, Buddha vivente Cristo vivente, Garzanti, trad. G. Maugeri
Thich Nhat Hanh, Il dono del silenzio, Garzanti, trad. S. Caraffini
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L'intento dell'autore è di presentare strumenti pratici per diventare il miglior coach di se stessi. L'esclusivo metodo "One Hand Coaching", messo appunto in anni di esperienza dall'autore, è costituito da 5 passaggi, rappresentati dalle dita di una mano, che sono vere e proprie tecniche spiegate per la realizzazione e la crescita personale, testate su migliaia di persone e capaci di raggiungere rapidamente i risultati desiderati.
L’autrice intende far scoprire al lettore quale è la vera origine della rabbia, un’emozione negativa spesso repressa anche a causa delle regole imposte dalla società. I test auto-valutativi proposti permettono al lettore di conoscersi meglio e di scoprire le radici della propria rabbia interiore. Pratiche essenziali per la guarigione sono la mandalaterapia e la scrittura creativa.
L’autore condivide la sua storia con i lettori per provare che è possibile ottenere e superare nella vita ogni tipo di difficoltà che si sta affrontando. Il suo intento è aiutare chi legge il suo libro a diventare la persona che deve essere per riuscire ad ottenere ciò che vuole dalla vita e senza alcuna restrizione attraverso il suo metodo The Miracle Morning.
L’intento dell’autore è quello di insegnarci a prenderci cura di noi stessi e a trovare da soli la via della guarigione. Non cerchiamo le risposte altrove, non giudichiamoci, affidiamoci a noi stressi e lasciamo fluire l’energia dentro di noi – ricorda l’autore. Il libro presenta 13 mosse per prendersi cura di sé. L’autore riprende la saggezza degli antichi, da Platone a Lao Tse per curare l’anima.
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L'intento degli autori è quello di sensibilizzare i lettori sul concetto di leggerezza, intesa non solo come peso corporeo e massa grassa, ma come una condizione esistenziale, che coinvolge mente, cuore e spirito. La leggerezza di chi sa vivere autenticamente, senza rimanere attaccato al passato, di chi sa davvero amare, perdonare, provare gratitudine, guarire le proprie ferite più profonde, cogliere ovunque la bellezza del creato, divenendone testimone consapevole. Gli autori rammentano che è necessario creare un nuovo equilibrio, che parte da un lavoro sulla propria personalità, dal rapporto con sé stessi, con il proprio corpo, con il mondo esterno e che permette di rimuovere i meccanismi inconsapevoli di tipo difensivo o compensativo che causano l'accumulo di grasso nel corpo e una sensazione di pesantezza.
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Gli autori vogliono aiutare i lettori a usare il cervello al meglio e non essere usati da lui. Il potenziale di questo “universo in miniatura” è ancora troppo poco sfruttato e il libro mostra come ottenere un super cervello accostando la ricerca scientifica alle suggestioni della spiritualità.
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L’intento dell’autore è quello di promuovere e far sperimentare al lettore la tecnica dell’ACT che è un approccio psicoterapeutico con solide basi scientifiche per affrontare l’annoso problema della ricerca della felicità.
Le tecniche non si focalizzano sull’inseguimento della felicità, quanto piuttosto sulla diminuzione della lotta interiore e dello struggimento che questo inseguimento comporta, come a dire che è la ricerca stessa della felicità a causare la nostra infelicità.
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Con la metafora di “un’ottima macedonia”, Thich Nhat Hanh invita i lettori a pensare alla vita religiosa al di là delle religioni. Bando alle ristrettezze di vedute, l’autore invita a praticare il non attaccamento alle opinioni e visioni acquisite, così da aprirsi al dialogo. L’esperienza di guerre e repressioni nel suo Vietnam accompagnano l’invito alla comprensione e alla compassione.
L’autore intende sottolineare l’importanza che può assumere il silenzio interiore in una società alla costante ricerca della felicità. Il silenzio permette infatti di ristabilire un contatto con noi stessi, liberandosi dai rimpianti e dalle sofferenze del passato nonché dalla paura per un futuro incerto.