Oggi i coach crescono come funghi: non esiste una vera regolamentazione e quelli seri – ahimè – si confondono nel mercato con gli improvvisati. Ma andiamo per gradi. Chi sono questi improvvisati e chi sono i coach a cui potersi affidare e quali stili possiamo distinguere
Ma chi lo dice?
Per scrivere questo articolo mi sono ispirata a due riviste: la rivista che diffonde la psicologia in Italia in modo fresco e accessibile a tutti, Psicologia Contemporanea, Giunti, e con il simpatico e bravo Luca Mazzucchelli come direttore editoriale n°273, in particolare a un articolo di Giorgio Nardone intitolato “Quando le terapie e i terapeuti creano dipendenza”; e anche alla mitica rivista Coach Mag, magazine del coaching, diretto dalla brava e sprintosa Natascia Pane che nel 2018 dedicò il n°38 di marzo ai “Fuffa Coach”.
Andiamo per esclusione…
Chi sono i Fuffa Coach?
Non credo sia una definizione coniata da CoachMag, credo però che la rivista abbia colto l’onda della ribellione dei “bravi coach”, come li definisco io. Molti hanno parlato dei fuffa coach prima, tra cui Gennaro Romagnoli, psicologo e psicoterapeuta, autore molto attivo di Psinel, tra articoli e podcast, e sul sito di Roberto Re, l’indiscutibile primo in tutto (come gli ho sempre detto), il formatore che ha aperto le porte a tutti noi in Italia con motivazione e crescita personale.
Il Fuffa Coach è il finto professionista, quello che si definisce coach avendo seguito due corsi (se va bene), quello che - in un pasticcioso mercato libero – si butta. È quello che riempie i Social di frasi fatte motivazionali… e senza struttura o sostanza dietro. Quello che ti dice “Fai come me, io ho superato tale empasse nella mia vita” (riferito a sfide emotive. Orribile!).
Si tratta di uomo o donna che non ha molto da proporre se non il segreto per una vita felice (!). È un sapientone, non chiede, non si interessa (insomma, mancano basi di coaching), usa il Metamodello pessimamente e fa domande impertinenti a caso, sa tutto lui (o lei) e poi… E poi, dopo due o tre anni non lo vedi più. Verdetto: bocciato!
Altri non-coach
Altri non-coach sono quelli che hanno una professione riconosciuta e che, per distinguersi dalla concorrenza, si definiscono anche coach per far arrivare il messaggio che non vendono solamente, ma vendono sulla persona, in base a ciò che è giusto per il cliente, in modo personalizzato. Niente di tragico, certo, ma non sono persone uscite da una scuola di coaching. Sono professionisti, consulenti che danno assistenza, valida, ascoltando anche il cliente!
Tipi di psicoterapeuti e parallelo con i coach
Ripescando l’articolo di Psicologia Contemporanea sui tipi di terapeuti, Giorgio Nardone parla di vari tipi: il consolatore, il confessore, l’amico a pagamento, l’aguzzino, il santo-missionario e il profeta. Vediamoli insieme e come queste distinzioni possono essere utili anche nel mondo del coaching:
- Il consolatore » serio ma caldo, ha attitudine alla consolazione, intesa come sostegno affettivo ed emotivo. Tutto utile e positivo se equilibrato, non utile se la consolazione porta a giustificarsi, a sedersi sugli allori e alla giustificazione.
- Il confessore » il terapeuta che indaga e conosce tutti i segreti. Danno poi per il terapeuta, a detta dell’articolo, se il paziente continua a alimentare la relazione con il terapeuta sfornando segreti e passati in cui scavare.
- L’amico a pagamento » quello che si pone come amico, che offre consigli che tutti potrebbero dispensare. Quello che a detta degli autori dell’articolo, Vittorio Porpiglia e Giorgio Nardone, non avrebbe bisogno di studi per dire ciò che dice.
- L’aguzzino » quello troppo formale, troppo distaccato, quello che sa tutto, che capisce tutto al volo.
- Il santo-missionario » il professionista che vive la propria professione come una missione, a scapito suo naturalmente. Si fa coinvolgere, è troppo disponibile e i pazienti ne abusano.
- Il profeta » colui che si sente investito della verità, colui che riveste il doppio ruolo di curare e indottrinare i pazienti.
E i coach, in quali errori incappa anche il bravo coach?

Il bravo coach, cioè colui che aiuta nella pratica il coachee a migliorare le proprie performance, incappa anche lui nelle tipologie delineate da Porpiglia e Nardone in Psicologia Contemporanea. Troppo amico? Troppo vago? Troppo consolatore? Troppo freddo? Che sa tutto lui? Che divulga il suo verbo? Troppo disponibile?
Non esiste lo psicologo perfetto o il coach perfetto. Non esiste l’incontro perfetto, come dico ai coach emergenti. È importante continuare a osservarsi e migliorarsi, in qualsiasi professione. E per chi cerca un coach? Attenti agli eccessi e ricordate sempre che il mercato (cioè il pubblico, cioè le persone come te e me) raramente sbaglia.

In coaching con Debora »Il Percorso individuale di Business Coaching, include 5 ore (suddivisibili), scambio email illimitato, compiti mentali da eseguire, la Formazione Online “Strumenti di Coaching” per il manager che vuole relazionarsi meglio con collaboratori e team o per il coach che vuole supporto nel far “volare” il proprio stile di coaching. Debora Conti è autrice, formatrice, Trainer di PNL a livello internazionale e Coach professionista. È dottoressa in lingue e in psicologia e ha conseguito diversi master. Ha scritto vari libri di crescita personale tra cui alcuni best seller. Ha ideato specifici metodi di auto-aiuto e ama divulgare in modo semplice e pratico solo ciò che trova utile.
In coaching con Debora »Il Percorso individuale di Business Coaching, include 5 ore (suddivisibili), scambio email illimitato, compiti mentali da eseguire, la Formazione Online “Strumenti di Coaching” per il manager che vuole relazionarsi meglio con collaboratori e team o per il coach che vuole supporto nel far “volare” il proprio stile di coaching.
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Italo Pentimalli, La tua mente può tutto, Mondadori
Claudio Maffei, Il futuro non si prevede, lo si inventa, Compagnia della Rocca edizioni
Paul McKenna, Posso farti diventare ricco, TEA edizioni, trad. S. Sinigaglia
Edgar Cabanas, Eva Illouz, Happycracy. Come la scienza della felicità controlla le nostre vite, Codice edizioni, Trad. D. Fassio
Dr. Joe Dispenza, Placebo Effect – Libera il potere della tua mente, My Life edizioni, trad. di Katia Prando
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L’intento dell’autore è quello di allenare il lettore a ritrovare fiducia in sé e lo fa proponendo molti esercizi di programmazione neurolinguistica. L’autore affronta molti aspetti legati alla fiducia in sé quali sicurezza nell’agire, come parlarsi, come motivarsi ed essere costanti nello spronarsi. Il libro rispecchia la tradizione dei libri di McKenna: subito pratico.Perché è ricco di visualizzazioni proposte dall’autore, nello stile dell’autore. Perché ha un audio allegato in omaggio. Perché abbraccia tutti gli aspetti della crescita personale collegati alla fiducia in sé. Perché Paul McKenna, nei suoi libri come sul palcoscenico, motiva e incanta.
L'intento dell’autore è quello di spiegare il funzionamento della mente e di fornire un metodo da applicare 3 minuti al giorno per far emergere con chiarezza cristallina il proprio obiettivo e trasformarlo in un catalizzatore di energia che innescherà un cambiamento in se stessi in modo semplice, veloce ed efficace.Perchè è un libro che unisce le scoperte più recenti nell’ambito delle neuroscienze e degli antichi precetti delle filosofie orientali, nel quale viene presentato un percorso suddiviso in tredici livelli utile a comprendere i meccanismi inconsci della mente e a capire come accedere al suo codice segreto.
L’intento dell’autore in questo libro è quello di immaginare un futuro, pezzo per pezzo attraverso 66 tappe che seguono la metafora del viaggio, intrapreso dall’autore stesso nel 2014 attraversando la famosa Route 66, la Mother Road. La Route 66 – dice Maffei – è più di una strada, è un museo a cielo aperto e rappresenta la corsa verso l’ovest, la ricerca all’Eldorado, la voglia di libertà. Nel libro, con 66 riflessioni ricche di storie, propositi e verità, l’autore costruisce il futuro insieme al lettore.Perché è scorrevole e scritto bene. Perché è ricchissimo di storie e aneddoti evocativi. Perché parla di molti temi e aiuta a chiarirsi le idee. Perché fa riflettere sulla vita e come stare meglio cambiando semplicemente ottica. Perché ha uno sguardo al futuro positivo e, allo stesso tempo, possibile.
Nella prefazione scritta da Richard Branson, viene subito spiegato che diventare ricchi non è il semplice accumulare soldi. Per avere successo oggi – dice Branson –è necessario essere ricchi in felicità, amicizie, salute, idee. L’intento di McKenna è proprio questo, quello di aiutare il lettore a cambiare atteggiamento nei confronti dei soldi per poterli usare a servizio dell’umanità e di una vita personale migliore.Per la guida dettagliata che, tra schemi e visualizzazioni, l’autore offre al lettore. Perché mette in chiaro sin da subito che il libro non è per chi vuole solo “fare soldi”, ma per chi vuole diventare una persona ricca: in affetti e salute e in soldi, in funzione della propria vita e per migliorare quella degli altri.
Lo scopo degli autori è quello di dimostrare il processo che ha portato al centralismo e alla mercificazione della felicità nella vita dell’uomo contemporaneo causando uno spostamento della responsabilità dalla società all’individuo e conseguenti cambiamenti, non sempre positivi, da un punto di vista politico, ideologico, scientifico ed economico.Perché gli autori presentano un punto di vista molto interessante e decisamente nuovo rispetto alle continue sollecitazioni che riceviamo in questo campo. Perché il testo svela le dinamiche sottese a diversi ambiti che ci appartengono ma di cui spesso non ci rendiamo conto.
Il ricercatore Dawson Church nella prefazione del libro spiega con chiarezza cosa l'autore si propone di insegnare ai lettori: ad allargare gli orizzonti del possibile grazie alle conoscenze scientifiche disponibili, e a sfruttare la connessione corpo-mente per ricablare il cervello e realizzare le proprie visioni. Effetto Placebo significa che i pensieri, le convinzioni e le emozioni sono in grado di modificare la fisiologia del corpo, riaccendendo il potere di guarigione insito nella natura umana.Perché è un libro che allarga gli orizzonti e può cambiare in meglio la tua vita. Perché non bisogna porre dei limiti a ciò che la mente è in grado di fare. Perché spiega come ottenere l'effetto placebo e riporta numerosi esempi di persone che l’hanno sperimentato su di sé. Perché nessuno ti dice di credere ciecamente, ma costa poco provare a farlo se paragonato ai possibili risultati. Perché ho assistito dal vivo a un discorso del Dr. Dispenza, e ho potuto toccare con mano la sua preparazione e competenza.