Le e-mozioni sono fatte per essere esternate. Anche la rabbia segue lo stesso principio: buttiamola fuori come ci insegna Penelope online.

Penelope. In questo simpaticissimo video, commento la tecnica super efficace di Penelope, bimba che ha fatto il giro di tutti i social grazie a sua mamma che l'ha filmata mentre spiega cosa si fa con la rabbia.
Cosa si fa con la rabbia?
La si butta fuori. In una tecnica di Programmazione Neuro-Linguistica (PNL) che imparai anni fa per gestire le emozioni "negative" ci insegnarono appunto a buttarla fuori, a sparaflesciarla, a disintegrarla, a distruggerla, a cancellarla... Penelope, nello spezzone del video commentato mostra come lei la butta fuori dal corpo.
Sfogare le e-mozioni. Come per tutte le emozioni, anche per la rabbia è fondamentale "sfogarla". E seguimi bene: la gioia possiamo sfogarla amplificandola, la tristezza isolandoci e magari facendo una camminata, la rabbia possiamo sfogarla facendo sport noi adulti e per i bambini buttandola fuori semplicemente o immaginando di distruggerla... Scelta loro.
Il sistema immunitario e quello nervoso
Se non sfogassimo le emozioni "negative" che generano stress, contrazione del corpo, tensione, malumore, anche il nostro sistema immunitario - che ormai è provato essere intimamente collegato al sistema nervoso - ne risentirebbe. Oggi infatti è ampiamente provato che ci si ammala di stress e, per noi adulti che non sfoghiamo, si rischiano malattie cardiache o peggio.
Cosa succede a un bambino che non sfoga la rabbia? Dipende dal bambino e dal contesto credo. Se il bambino sfoga ma in malo modo, sarà un bambino aggressivo. Se il bambino non sfoga e trattiene, sarà un bambino chiuso, frustrato e che si nega al mondo: molto peggio.
Il segreto? Sfogare la rabbia in modo produttivo, come insegna Penelope nel video, come dice mia figlia Emma e che racconto nel video, come suggeriscono alcuni psicologi di sfogare la rabbia in un disegno, contro i cuscini, di saltare, di fare una corsa liberatoria.
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Debora Conti è autrice, formatrice, Trainer di PNL a livello internazionale e Coach professionista. È dottoressa in lingue e in psicologia e ha conseguito diversi master. Ha scritto vari libri di crescita personale tra cui alcuni best seller. Ha ideato specifici metodi di auto-aiuto e ama divulgare in modo semplice e pratico solo ciò che trova utile.
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Debora Conti
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Comments 6
AIUTO!!!!!!!! Ciao! Ho scoperto oggi il tuo metodo e ho provato subito a metterlo in pratica ma ho trovato una grossa difficoltà: mio figlio di 2 anni e mezzo, ha iniziato da poco a parlare con frasi semplici, non è un bimbo che piange, è socievole, solare, motoriamente moolto attivo, ma il problema scoppia quando si arrabbia…da circa un anno quando si arrabbia inizia a fare il gesto di dare le botte e mano mano si avvicina e te le dà! Sono esausta! Non so più che fare, ormai perdo sempre più velocemente la pazienza, urlo e mi è pure capitato di dargli 2 sculaccioni (mai dati prima e che cmq non sono serviti a nulla)…io sono esasperata, mi sento in balia di un bimbo serenissimo e dolcissimo che improvvisamente dà le botte e io non le sopporto!!! Ora ha imparato a chiedere scusa dopo che lo fa, ma appena qualcosa non gli va giù siamo punto e a capo! Io sto esaurendo la pazienza e la calma, mi sento in colpa, non capisco dove sbaglio è come posso aiutarlo al meglio!! Come applico il tuo metodo se il bimbo mi da le botte quando è arrabbiato? Come gestisco la frustrazione? Preferirei che piangesse un’or piuttosto che le botte: ho provato di tutto, con dolcezza, fermezza, tenendogli le manine, urlando, sorridendo…. l’episodio si risolve cmq in pochi minuti, m ultimamente ne avvengonomolti durante la giornata e alla ser sono esausta, stremata e triste…aiutami! Non prtendo un magia, ma una strategia per vedere qualche risultato che mi faccla ia intravedere la” luce in fondo al tunnel”!!! Grazie mille! Aspetto con ansia una risposta…Ti prego!
Author
Eheh, fantastica! Evviva le mamme “esauste”. Dunque, ha due anni, lo fa per farsi capire e non certo per essere aggressivo, non ha altro modo per esprimersi che questo… adesso. Prendilo con calma e mostragli l’opposto. Inutile naturalmente dire “Non si fa così” perché non ha un’idea chiara di cosa si debba fare invece. Fagli vedere che vuoi una carezza con la mano, fagli vedere che può chiedere le cose tendendo la mano aperta. Fargli vedere e digli cosa vuoi che lui faccia e non cosa non vuoi che faccia, giusto?
Se necessario (e sicuro!) allontanati il tempo di fare due respiri o occuparti di un’altra cosa, piegare due panni ed evitare le sue botte. Le ramanzine sono inutili, come il fatto che apprenda a dire scusa… dopo. Educato, certo, ma il comportamento resta.
Ora, di solito, è bene suggerire alternative oltre il momento d’ira o il mal comportamento. I bambini sono calmi e ricettivi e non in balia di emozioni che non sanno bene gestire. Ma, visto che il tuo piccolo è piccolo, eheh, potresti fare in ogni situazione che ti sembra opportuna: durante e dopo. E vedere cosa è efficace per lui.
Gli sculaccioni servono più a noi a scaricare la rabbia e la frustrazione che a loro per apprendere. Capiscono solo che siamo un po’ arrabbiati ma non sanno cosa fare d’altro.
E sappi inoltre che tutte le mamme sono come te pazienti, a volte esauste, sempre profondamente innamorate,
Debora
p.s. fammi sapere poi come va la proposta di cosa fare sia per usare le manine in generale sia per chiedere anziché picchiare o esprimersi anziché picchiare.
Grazi mille per la tua fantastica e consolatoria risposta! Ho già messo in pratica il tuo suggerimento di farmi fare una carezza per richiedere la mia attenzione (mi rendo conto che a volte la sua sberla parte perché non riesce bene ad esprimersi linguisticamente ed è frustrato). Ho unito il tuo suggerimento a quello di “ignorarlo” quando mi da le botte e cambiare stanza (ho notato che se gli parlo mentre me le da in realtà pare si agiti di più e non assimili nulla) e attendo che mi venga lui a cercare, a quel punto sorrido, gli ricordo il concetto carezza alla mamma ugual attenzione verso Pietro…e spero che nei prossimi giorni inizi a collegare che per attirare la mia attenzione serve una carezza, mentre se da le botte la mamma si allontana…spero di applicare i tuoi consigli nella maniera più corretta e consona a Pietro! Ti tengo sicuramente aggiornata e stasera mi tuffero’ nel tuo libro che andrò oggi a acquistare! Grazie anche del non farmi sentire sola e una mamma assolutamente inadeguata a crescere il proprio figlio al meglio… grazie di cuore!
Wow, bravissima Silvia, ottime strategie. Tienici aggiornate, qui ti leggiamo in tante 🙂
Ciao, ti scrivo perché il mio bimbo che oggi ha 3 anni e mezzo ha continui comportamenti oppositivi. Sono consapevole su quando tutto ha avuto inizio ( la nascita della sorellina ad appena 17 mesi), cerchiamo di adottare tutte le strategie di rinforzo positivo e di accoglienza ma i suoi attacchi di rabbia, i suoi NO, gli infiniti rifiuti alle regole di base mi preoccupano… all’asilo questo non accade, viene descritto come un bimbo gentile e socievole, ha un linguaggio ricco e corretto che ha sviluppato già prima dei 2 anni, è molto intelligente ma subisce la presenza della sorellina e si innervosisce facilmente quando invito gli amichetti a casa, grida contro tutti gli adulti ed è ingestibile per i miei genitori a cui non posso affidarlo quando vado a lavoro, non accetta la presenza di tate e costringe mio marito ad assentarsi da lavoro quando ho degli impegni. Rileggendo mi sembra di esagerare ma purtroppo è così come lo descrivo, il confronto, che non facciamo mai in sua presenza ma è inevitabile nelle nostre coscienze, con la sorella calma, ubbidiente, socievole sottolinea maggiormente il suo disagio. Vorrei che tutto sparisse con la crescita ma temo di sottovalutare aspetti che successivamente potrebbero diventare più difficili da gestire. Conviene rivolgersi a degli specialisti già adesso?
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Ciao Martina, il fatto che capiti in casa trovo sia un bene e la vostra intuizione pare l’unica spiegazione. Se possibile con tempi tuoi e famigliari, dedica tu o tuo marito del tempo esclusivo al bambino, giocando sul divano, sul tappeto, solo voi due. Fallo sentire speciale magari perché sta sveglio un filo di più perché “è grande”, ringrazialo per quello che fa (magari anche solo sistemare i pennarelli o dire di no alla sorella che sta per fare una biricchinata) perché ti aiuta con la sua esperienza 🙂 Anche quando andate dai nonni, fai in modo che salutino prima il grande e poi la piccola o che siano equi con il crescere della piccola (non vorremo poi l’effetto contrario!). E’ giusto fari domande e valuta i cambiamenti da apporre senza però, come sospetti tu,farne un’ossessione. I figli sono uguali per noi ma diversi: necessitano delle loro attenzioni, hanno personalità diverse, modalità di interazione e relazione diverse. Buona genitorialità!