Debora Conti è autrice best seller di libri di crescita personale, Life coach professionista dal 2005, Trainer di PNL per la Society of NLP e laureata in psicologia. È docente di coaching per CcaItalia e continua a formarsi con Master di livello internazionale. Prosegui qui
Debora Conti è autrice best seller di libri di crescita personale, Life coach professionista dal 2005, Trainer di PNL per la Society of NLP e laureata in psicologia. È docente di coaching per CcaItalia e continua a formarsi con Master di livello internazionale. Prosegui qui
Debora Conti è autrice best seller di libri di crescita personale, Life coach professionista dal 2005, Trainer di PNL per la Society of NLP e laureata in psicologia. È docente di coaching per CcaItalia e continua a formarsi con Master di livello internazionale. Prosegui qui
Esistono due regole a cui il professionista coach e il manager coach non possono sottrarsi e sono trattate nel libro di Michael Bungay Stanier, The Coaching Habit. Parliamone...
Ho letto un libro bellissimo, un libro che rivela una delle verità più lampanti del mondo del lavoro di oggi. Il libro è The coaching Habit di Michael Bungay Stanare. La verità è che oggi un manager non può non essere coach e un professionista non può non essere anche coach.
Si parla tanto e sempre di più di coaching, c'è ancora molta confusione... si pensa che essere coach significhi dare risposte: no! Si pensa che essere coach sia essere mentore: no! Si pensa che essere coach sia fare l'ombra del cliente: no!
Il coach non è nulla di tutto ciò: il coach è uno strumento, che porta da A a B usando ua strada scorrevole e relativamente veloce. Il coach non è indispensabile, non sta alle costole del suo cliente, il coach non è un consulente e non dà le sue risposte. Il coach non insegna... o almeno non insegna direttamente.
Il sottotitolo del libro di cui ti parlo in questo post è: "Say less, Ask more and Change the way you Lead forever", che in italiano fa: "Parla di meno, Chiedi di più e Cambia il modo in cui fai il Leader per sempre".
Il professionista che dà risposte informa, guida. Il manager o il professionista che aiuta a trasformarsi e a crescere è un COACH. Qui ti presento i più grandi e i più fondamentali: ascoltare letteralmente e fare le domande giuste.
1. ASCOLTARE LETTERALMENTE
Il manager coach vuole ascoltare letteralmente le parole del suo collega o collaboratore. Prima ancora di cercare di aiutarlo, vuole entrare nella mappa del mondo del suo interlocutore, vuole capire il problema e lo vuole capire dal punto di vista di chi parla.
Ecco perché al corso "Strumenti di Coaching" diamo molta importanza alle metafore e alle parole usate. Imparare ad ascoltare letteralmente permette al coach o al professionista coach a non commettere il più grande errore del coach: leggere nella mente del coachee. Ascoltare letteralmente permette al manager coach di cogliere parole paralizzanti (come "è impossibile", "è difficile", "è da pazzi...") e decidere se aiutare il collega a cambiarle.
Ascoltare letteralmente permette di ribattere parlando la lingua di chi vive l'impedimento. Se il collega si sente un peso sulle spalle o sullo stomaco, il manager coach al corso di Strumenti di Coaching o nel video corso Strumenti di Coaching impara a usare la propria gestualità per sciogliere questo meccanismo di paralisi. Oppure può scegliere di mettere in discussione la metafora in sé, consapevolmente aiutare il suo collega a liberarsene e essere più funzionale al lavoro in azienda.
2. FARE DOMANDE UTILI
L'altro strumento potentissimo e utilissimo al professionista coach e al manager coach è quello di fare domande al cliente/collega, così che sia lui o lei a trovare le SUE soluzioni. Il dietologo o nutrizionista può proporre una lista di cibi equilibrati da assumere ma se la impone non otterrà risultati a lungo termine. Se invece chiede al cliente come - secondo lui - potrà applicare queste indicazioni nella sua vita... Nella quotidianità... E fa domande specifiche per verificare il desiderio e la possibilità di attuare i cambiamenti, il dietologo o il nutrizionista avrà più chance di vedere il successo del cliente nei prossimi incontri.
La risposta non deve essere mai imposta, la risposta va chiesta, indagata dall'interessato e coltivata. Ecco che l'agente immobiliare vuole fare domande al possibile acquirente sui suoi gusti, sui suoi bisogni. Non può ripetere una lista standard di bisogni generali che vanno bene più o meno a tutti. Prima chiede e poi si adatta, cerca l'immobile adatto al cliente potenziale e soddisfa i suoi bisogni.
Chiedere permette a tutti i professionisti coach di perdere meno tempo nel proporre soluzioni indesiderate e permette anche di far trovare le soluzioni di adattabilità dei mezzi (forniti dal professionista coach) al cliente. Il venditore di Mediaword potrà fare domande prima di proporre il frullatore più caro o più venduto. Magari al cliente di turno non piace nero, o non piace pesante, o di vetro, o piccolo... Come fa a indovinare se non chiede? Anche i venditori in generale dovrebbero smettere di fare i maghi e leggere nella mente dei clienti, chiedere è il modo più semplice per scoprire i bisogni del possibile chiente... Oltre che di farlo sentire importante.
Fare le domande giuste permette al manager coach di avvicinarsi empaticamente al collaboratore, soddisfare il suo bisogno di importanza e aiutarlo a diventare autonomo nella ricerca delle sue risposte. Quanto tempo si spreca in azienda tra riunioni dove non si chiede, non si ascolta... A volte basterebbero 10 minuti in privato one-to-one con ciascun collaboratore per ottenere più comprensione dei disagi e problemi generali. Così poi da gestire la rinascita dallo scontento generale.
Se sei un professionista, se sei un manager di azienda, ti scopri sempre di più a essere anche coach : segui questi due strumenti di ascolto letterale e proposta di domande utili e, non solo ti allegerirai la vita, ma aiuterai molto più efficacemente chi ti sta di fronte. Approfondisci con gli strumenti in questo sito.
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