Siamo esseri intelligenti, siamo creativi, abbiamo capacità di problem solving che sfoggiamo sul lavoro... Ma, quando si tratta delle nostre emozioni, a volte continuiamo imperterriti a ignorare anche le nostre capacità di intelligenza emotiva.
Cosa vuoi dire essere intelligenti emotivamente?
Nel suo storico libro, Intelligenza Emotiva, Daniela Goleman, parla di E.Q., cioè quoziente emotivo che interferisce e/o amplifica il nostro quoziente d'intelligenza.
Dagli anni '90 la questione è sollevata: e se le nostre emozioni potessero di fatto diminuire le nostre performance intellettive? E se potessero anche amplificarle? Come possiamo imparare a gestire anche questo tipo di intelligenza, un intelligenza emotiva?
Tra le persone che incontro negli incontri privati di coaching o ai corsi dal vivo di Indipendenza Emotiva, posso dire di riscontrare i seguenti tre errori comuni che limitano la nostra crescita personale e non aiutano certo ad accrescere il senso di auto-efficacia e la nostra autostima. Vediamoli insieme.
Guardare al passato
L'amico e autore Ubaldo Saltarelli utilizza spesso la seguente metafora: "Focalizzarsi sul passato è come pretendere di guidare la macchina concentrandosi solo su ciò che vediamo dallo specchietto retrovisore". Condurre l'automobile e guardare solo verso il passato sarebbe un suicidio, certo!, eppure molti di noi vivono la propria vita guardando sempre al passato. Si perdono le gioie del presente, le opportunità che gli scorrono di fianco, non assaporano gioie, dolori, vittorie o perdite del presente perché sono perennemente concentrati a vivere e rivivere quelle del passato.
Vivere e rivivere il passato può proteggere, certo, può rassicurare. Ed ecco perché chi lo fa si sente comunque più a suo agio, anche nel dolore o scomodità dell'irrealtà. Vivono nel passato coloro che lo glorificano e anche quelli che lo vogliono dimenticare. Sembra un paradosso eppure è così: anche chi ha subito torti, violenze fisiche o verbali, rischia di rigirarsi nel perenne circolo del passato se ci rimugina e ci pensa di continuo.
La via di fuga è quella di allenare la propria mente inconscia (la parte cerebrale impantanata in questo meccanismo di difesa emotiva) a guardare al presente. La persona che fino a ieri guardava al passato, potrebbe chiedersi cosa ha di bello nel presente, tra gli affetti... E anche, restando sulla metafora della guida, immaginare di essere alla guida della sua vita e cambiare prospettiva: focalizzare lo sguardo verso la strada davanti. Le metafore sono un ottimo mezzo per parlare la stessa lingua della mente abitudinaria e "spiegare" cosa vogliamo fare bypassando la logica.
Restare sul problema
Ci sono due modi per affrontare i problemi. Se escludiamo chi li ignora e chiude gli occhi, possiamo considerare due modi per affrontare i problemi del quotidiano: guardarli con un'ottica attiva o guardarli e paralizzarci.
Lo psicologo Guy Winch, nel suo libro Pronto Soccorso Emozioni, distingue chi si fa sopraffare dal problema e rimugina continuamente senza uscire dal proprio impasse e chi guarda al problema con gli occhi rivolti già verso a più soluzioni. I problemi non possono essere ignorati, altrimenti rischiano di ingigantirsi senza che noi ce ne accorgiamo.
Esistono due tipi di reazioni che una donna può adottare quando scopre un nodulo al seno. E' stato osservato in casi reali che esistono donne che agiscono subito e chiamano il dottore e esistono altre donne che non riescono a re-agire e restano per ben due mesi a pensare al problema prima di riuscire a reagire e chiamare il dottore. In questi casi, due mesi sono un tempo critico e chi rimugina e guarda al problema in modo passivo rischia tanto, a volte troppo.
La soluzione di intelligenza emotiva è sempre quella di allenarsi con vari esempi di problemi minori o problemi del passato e immaginare le diverse azioni e soluzioni da cercare. Immaginarsi nel cerchio del problema e cosa succederebbe se - facendo un passo avanti - si uscisse dal "cerchio del problema". anche questo è un esercizio a livello metaforico che io propongo. Si immagina di restare in piedi sul problema, dove i nostri piedi poggiano, lì, sul pavimento c'è il problema. Immaginare che tutt'intorno c'è diversità, soluzioni, possibilità: cosa succede nel momento in cui si fa un passo avanti o di lato? cosa succede se si esce dal problema? E come si guarda al problema da una prospettiva diversa? Distante? Staccata?
Dare potere agli altri
Se è colpa sua e io mi proteggo emotivamente, sarà anche merito suo quando qualcosa di buono accade. Questo tipo di errore accade a chi deve migliorare anche la propria autodifesa verbale e informarsi un po' di più sull'argomento. Le persone che delegano i successi agli altri perdono grandi opportunità di coltivare la stima di sé. Come otteniamo la stima di noi stessi? La coltiviamo notando quanto siamo capaci a fare le cose nei vari ambiti della vita. Se deleghiamo agli altri le nostre capacità e i nostri successi viviamo nella loro ombra, insicuri, vulnerabili e rischiano di perderci nel momento in cui loro si allontanano.
Pensate alla madre che vive nell'ombra del figlio: lui è bravo, bello, capace, intelligente, meno male che c'è lui perché l'ha salvata dopo la morte del marito, perché è forte, la protegge, capisce tutto tra le cose di casa, tasse e bollette da pagare, riparazioni, la banca e chi più ne ha più ne metta... E se poi un giorno il figlio decide di sposarsi e uscire di casa? La madre ha la necessità di risvegliare la propria intelligenza emotiva e riprendere il controllo della sua vita, casa, routine, problemi.
Delegare agli altri la gestione della propria vita è comodo ma egoista. Fa danno a loro e fa danno a noi. L'esercizio che propongo nell'audio formativo "Autostima Più" è proprio quello di rendersi conto di quante cose siamo effettivamente capaci a fare e in cui siamo bravi, o addirittura, eccelliamo. La consapevolezza dei nostri punti di forza e successi è il primo passo per ritornare a prendere potere della nostra vita. Anche questo è un grande passo di intelligenza emotiva che ci compete e ci spetta.

In coaching con Debora » Il Percorso individuale di Life Coaching, include 5 ore (suddivisibili), scambio email illimitato, compiti mentali da eseguire, la Formazione Online “Mindset & Obiettivi” e accompagna il/la cliente a ottenere obiettivi relazionali, comportamentali, lavorativi o emotivi. Debora Conti è autrice, formatrice, Trainer di PNL a livello internazionale e Coach professionista. È dottoressa in lingue e in psicologia e ha conseguito diversi master. Ha scritto vari libri di crescita personale tra cui alcuni best seller. Ha ideato specifici metodi di auto-aiuto e ama divulgare in modo semplice e pratico solo ciò che trova utile.
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Franco Berrino, Daniel Lumera, La via della leggerezza, Mondadori
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Russ Harris, La trappola della felicità - Come smettere di tormentarsi e tornare a vivere, Erickson, trad. G. Lo Iacono
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Masaru Emoto, Il miracolo dell’acqua, Il punto d’incontro, trad. G. Agnoloni
Emily Esfahani Smith, Cercare la felicità non rende felici, Il Punto d’incontro, F. Andreella
Napoleon Hill, Pensa & arricchisci te stesso, Gribaudi, trad. C. Povero
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L’autore si propone di svelare i meccanismi mentali che sottendono i processi decisionali dimostrando così che, in fatto di scelte, non sempre siamo del tutto razionali ma, anzi, spesso concorrono per lo più elementi inconsci che determinano errori di giudizio che potrebbero essere in parte evitati.
L’autore condivide la sua storia con i lettori per provare che è possibile ottenere e superare nella vita ogni tipo di difficoltà che si sta affrontando. Il suo intento è aiutare chi legge il suo libro a diventare la persona che deve essere per riuscire ad ottenere ciò che vuole dalla vita e senza alcuna restrizione attraverso il suo metodo The Miracle Morning.
L’intento dell’autore è fornire indicazioni utili per avvicinarsi alla pratica della meditazione, che permette di raggiungere la consapevolezza, o mindfulness. L’autore utilizza, in particolar modo, la propria esperienza presso la Clinica per la riduzione dello stress. La meditazione consiste nell’accettazione incondizionata di se stessi, dei propri pensieri e del mondo in generale. Questa accettazione consente di adottare un approccio positivo alle comuni difficoltà quotidiane, donando quindi pace e serenità.
L’autore intende condividere un percorso verso il cambiamento alla scoperta delle reali potenzialità delle persone. Acquisire consapevolezza delle proprie capacità e responsabilità nel miglioramento della propria vita, attraverso strategie utili alla gestione del cambiamento e alla comprensione dei propri stati d’animo.
L’intento dell’autore è quello di far sperimentare al lettore la possibilità di liberarsi da stress, paure, sofferenze e fargli scoprire cosa si nasconde al di là della mente, aumentando significativamente la propria percezione e sensibilità. L’autore si augura che questo suo libro possa rappresentare un punto di svolta per il lettore che sperimenta il suo metodo e desidera tirar fuori quante più persone possibili dalla tossicodipendenza causata dalle emozioni.
Insegnarci a vivere nella realtà che ci circonda anziché nella realtà immaginata, dove il continuo rimuginare produce quelle che in gergo vengono chiamate «seghe mentali»: pensieri che gratificano la nostra mente ma ci impediscono di vivere una vita serena e di coltivare rapporti socialmente soddisfacenti. Attraverso un linguaggio ironico e sagace, ci guida verso i suoi insegnamenti come psicologo nonché esperto in discipline orientali. Come dice lui stesso, il libro è un vero e proprio «manuale pratico di autoprevenzione e autoterapia delle nevrosi».
L’autore vuole divulgare il metodo psicologico insegnato originalmente dal Buddha, insegnamento che ha come unico interesse e obiettivo la liberazione dalla sofferenza di cui è permeata la vita dell’uomo. Chiaramente non la sofferenza fisica, ma quella psichica. Lo fa sottolineando il concetto che l’insegnamento buddhista originale non è teorico ma concreto e indica al lettore una pratica da seguire per il raggiungimento dell’illuminazione attraverso la realizzazione di cinque poteri che tutti possediamo innatamente e che semplicemente non usiamo: controllo della mente, presenza nella realtà, consapevolezza del cambiamento, non attaccamento, amore universale.
L'intento degli autori è quello di sensibilizzare i lettori sul concetto di leggerezza, intesa non solo come peso corporeo e massa grassa, ma come una condizione esistenziale, che coinvolge mente, cuore e spirito. La leggerezza di chi sa vivere autenticamente, senza rimanere attaccato al passato, di chi sa davvero amare, perdonare, provare gratitudine, guarire le proprie ferite più profonde, cogliere ovunque la bellezza del creato, divenendone testimone consapevole. Gli autori rammentano che è necessario creare un nuovo equilibrio, che parte da un lavoro sulla propria personalità, dal rapporto con sé stessi, con il proprio corpo, con il mondo esterno e che permette di rimuovere i meccanismi inconsapevoli di tipo difensivo o compensativo che causano l'accumulo di grasso nel corpo e una sensazione di pesantezza.
Con la metafora di “un’ottima macedonia”, Thich Nhat Hanh invita i lettori a pensare alla vita religiosa al di là delle religioni. Bando alle ristrettezze di vedute, l’autore invita a praticare il non attaccamento alle opinioni e visioni acquisite, così da aprirsi al dialogo. L’esperienza di guerre e repressioni nel suo Vietnam accompagnano l’invito alla comprensione e alla compassione.
L’intento dell’autore è quello di promuovere e far sperimentare al lettore la tecnica dell’ACT che è un approccio psicoterapeutico con solide basi scientifiche per affrontare l’annoso problema della ricerca della felicità.
Le tecniche non si focalizzano sull’inseguimento della felicità, quanto piuttosto sulla diminuzione della lotta interiore e dello struggimento che questo inseguimento comporta, come a dire che è la ricerca stessa della felicità a causare la nostra infelicità.
Con questo libro l’autrice vuole fornire un manuale molto pratico con una sequenza di lezioni proposte in modo da accompagnare il lettore nel raggiungimento della consapevolezza interiore. Lucia Giovannini crede fermamente che ognuno di noi abbia una sua potenzialità e debba individuare lo scopo per il quale è sulla terra e il contributo che può offrire. Può farlo attraverso questo testo, immedesimandosi nei personaggi che rappresentano diverse tipologie di essere umani, e anche grazie alle riflessioni e domande proposte mano a mano che si avanza nella lettura.
In questa ulteriore opera, Masaru Emoto condivide nuove fotografie di cristalli di acqua esposti alle parole e ci racconta del potere della risonanza e della vibrazione dell’energia e delle parole che la esprimono. Un messaggio di speranza e crescita è mantenuto lungo tutto il libro in cui l’autore condivide dritte per applicare concetti quali “amore e gratitudine” nel quotidiano, non solo attraverso l’acqua.
L’intento dell’autrice è aiutare il lettore a cercare la via per vivere una vita ricca e appagante, oltre alla felicità, effimera e superficiale. Per vivere una vita soddisfacente occorre un approccio diverso e l’autrice ce lo mostra. Grazie alle sue ricerche e interviste riportate nel libro, Emily Esfahani Smith ci presenta in dettaglio come vivere una vita piena seguendo i quattro pilastri: appartenenza, scopo, trascendenza, narrazione.
L’autore intende fornire la strada per raggiungere il successo finanziario o personale. Prendendo spunto dalla formula del successo rivelatagli anni prima da Andrew Carnegie, egli rivela quanto siano fondamentali autodeterminazione, programmazione organizzata, autosuggestione e alleanza di cervelli per ottenere la pace interiore, ovvero la più grande realizzazione dell’uomo: la felicità.
Comments 2
Ecco, proprio un errore che continuo a commettere, do sempre ragione agli altri, non solo pare che “vengano prima loro” in tutto: sul lavoro e in famiglia. Per dirti Debora, pare che in ufficio lavori solo io, solo io mi occupo di certi compiti, solo io sono chiamata in causa per nuove rotture, solo io poi non vengo ripagata dello sforzo continuo che metto nel risolvere le urgenze… e peggio, alla fine trascuro il mio lavoro e a volte mi ritrovo indietro. Assurdo! In famiglia anche, ma di meno, diciamo che in casa è ok, il duro è nei week-end quando accontentiamo sempre la famiglia per fare, trovarci, cucinare (e anche li ci sarebbe un capitolo da aprire). Insomma, è vero quello che dici e ti ringrazio, è difficile ma ce la metterò tutta per non continuare a pensare a loro per primi e a pensare più a me per una volta. Sei un vulcano di idee e ti ringrazio perché le condividi, Rosita
Author
Ottimo Rosita, metticela tutta per pensare più a te, prima a te, riformula nel tuo dialogo interno le frasi in positivo. Se tu ti curi di te, prima del mondo, poi il mondo beneficerà del tuo buon umore, centratura, energia. In ufficio, ritrova un giusto equilibrio, cosa è tuo compito e cosa non lo è? E se parlassi e chiedessi di distribuire meglio i compiti extra, cosa accadrebbe? Forse si renderebbero conto che non sei inesauribile? E come potresti dirlo? Rilassata, empatica, serena. Comprendi il loro punto di vista prima di condividere il tuo. I dirigenti hanno cose da completare, solo che le danno tutte a te capisco, mettiti prima nei loro panni quando parlerai loro, serenamente e poi esponi le tue difficoltà, sinceramente e con pazienza. Buon lavoro!